Gli USA a Catania: due pesi e due misure, sorrisi e lacrime

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Riprendiamo integralmente dal quotidiano online “Catania Oggi” due articoli apparentemente scollegati fra loro, ma con un soggetto comune: i rapporti con gli USA di stanza “stabile” nel territorio etneo, nella vicina e agguerritissima base militare statunitense, la Naval Air Station. Nel primo articolo si legge della visita del Console generale USA Mary Ellen Countryman al sindaco Enzo Bianco, nel secondo articolo si parla della vicenda di Carmelo Cocuzza, ex dipendente di Sigonella licenziato e mai reinserito nel lavoro, né risarcito nonostante le sentenze del Tribunale Italiano a suo favore. Lasciamo subito le possibili osservazioni ai lettori, noi riprenderemo a conclusione della lettura.

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Enzo Bianco, l’ameriKano

Il sindaco di Catania Enzo Bianco ha incontrato nel Palazzo degli elefanti la console generale Usa per il Sud Italia, Mary Ellen Countryman. Nel corso del cordiale colloquio si è discusso dello storico rapporto di amicizia che la città etnea mantiene con gli Stati Uniti e dell’intenzione dell’Amministrazione cittadina di intensificare gli scambi culturali, in particolare con la città di Phoenix, da tempo gemellata con Catania.

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Il Sindaco ha tra l’altro parlato dell’impegno dei militari americani della base di Sigonella, presenza rassicurante e importante contributo negli sforzi congiunti di Italia, Stati Uniti e altri Paesi membri della Nato contro le minacce alla sicurezza globale, ricordando anche l’impegno dei militari Usa in alcune iniziative civili riguardanti Catania.

La console Countryman si è detta grata per l’accoglienza riservatale da Bianco, “quella stessa accoglienza e ospitalità – ha detto – ricevuta dai numerosi turisti americani che ogni anno visitano Catania, e i cittadini statunitensi, civili e militari, che qui vivono in piena armonia con le comunità locali”.

Per Mary Ellen Countryman si è trattato della seconda visita in Sicilia da quando ha assunto l’incarico di Console Generale degli Stati Uniti a Napoli il 29 agosto scorso.


Carmelo Cocuzza, licenziato dagli americani

Protesterà davanti la base di Sigonella, giorno e notte, sino a quando non riceverà completa garanzia che i suoi diritti vengano rispettati. Carmelo Cocuzza, ex dipendente di Sigonella con mansione di vetrinista, licenziato diciassette anni fa e in attesa di reintegro e risarcimento che però non vengono eseguiti nonostante le tre sentenze a suo favore della legge italiana, ha deciso di tenere duro sino alla definitiva soluzione del caso, e chiede ancora una volta l’intervento urgente del prefetto Maria Guia Federico e dei ministri della Giustizia e degli Esteri.

Accanto a lui ci sono il responsabile Filcams nazionale per i lavoratori delle Basi Usa in Italia, Andrea Montagni, il segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota e la segretaria generale della Filcams di Catania, Margherita Patti.

“Non ho alcuna intenzione di allentare la mia battaglia, né di scendere a compromessi. Più volte mi sono dimostrato disponibile a dialogare con Sigonella ma i fatti ora sono sotto gli occhi di tutti: dal mese di giugno 2016 ad oggi, mi sono stati notificati sette provvedimenti e di contro, due ricorsi della Base sono stati già rigettati con condanna di risarcimento spese legali. In parole povere, dopo diciassette anni di attesa, tre gradi di giudizio e tre sentenze a mio favore, il Governo Usa mi strascina ancora nei tribunali, ma soprattutto, non applica le sentenze e non rispetta le leggi italiane. Ad oggi non mi hanno versato un solo centesimo e chiedono sempre di posticipare”, ha spiegato Cocuzza.

Stamattina, per Cocuzza non è stato facile posizionarsi davanti la base di Sigonella per protestare: c’è voluto l’intervento dei carabinieri per ristabilire almeno il diritto di manifestare silenziosamente. “Sono qui perché Carmelo Cocuzza è un onesto cittadino che merita il massimo della solidarietà e del sostegno, e in secondo luogo, – ha detto Montagni- per supportare tutti quei lavoratori delle basi iscritti alla Filcams Cgil, che non si vedono riconosciuti la piena applicazioni del Diritto dei lavoratori, in particolare il diritto a scegliere il sindacato che preferiscono”.

Per Giacomo Rota e Margherita Patti: ”In democrazia le sentenze vanno applicate e le basi Usa non possono rappresentare un’eccezione. In tutta questa vicenda è in gioco il rispetto della giustizia italiana che ha deciso che un lavoratore nostro connazionale venga risarcito e anche reintegrato nel posto di lavoro. Cocuzza ancora oggi è costretto a protestare e a investire parte del suo tempo in Tribunale come se ad avere torto fosse lui. Siamo e rimarremo vicini a Cocuzza, che ha la sola colpa di essere un lavoratore dalla parte del giusto,e faremo il possibile affinché si arrivi ad una soluzione definitiva”.


Carmelo Cocuzza

Commento

Probabilmente il titolo di questo servizio non è perfettamente centrato, quando diciamo “Gli Usa a Catania, due pesi e due misure…”, anche se seguito da “…sorrisi e lacrime”. Più che giustificati i “sorrisi” del primo cittadino di Catania Enzo Bianco rivolti alla (sua) gradita ospite, Console generale USA in Italia Mary Ellen Countryman e non abbiamo commenti in merito agli auspici dell’Amministrazione cittadina che intende intensificare gli scambi culturali con gli Stati Uniti, in particolare con la città di Phoenix, da tempo gemellata con Catania, in quanto si sconoscono gli avvenuti (?) “scambi culturali” con gli USA e con la città di Phoenix. Tranne che gli “scambi culturali” siano riferiti ai Global Hawks residenti a Sigonella o al MUOS di Niscemi. C’è da entrare nel merito, invece, dell’affermato impegno dei militari Usa in alcune iniziative civili riguardanti Catania. Questo “impegno” è noto e diverse volte lo abbiamo sottolineato su questo giornale, considerandolo in un certo senso un’offesa alla Città di Catania, consistendo l’impegno nella pulizia dei giardinetti pubblici etnei da parte di una decina di marines, come se l’Amministrazione/Bianco non avesse a sua disposizione un servizio ad hoc e necessitasse del “soccorso militare” straniero per togliere cicche e cartacce dal suolo pubblico. E infine la forzata sottolineatura che “i cittadini statunitensi, civili e militari che qui vivono sono in piena armonia con le comunità locali”. Ma chi li ha mai visti i cittadini civili e  militari di stanza a Sigonella in giro per Catania, in “armonia” con le comunità locali? In realtà per chi costeggia la base di Sigonella in “armonia” con i cieli catanesi sono i droni fortemente armati che scorazzano e vanno e vengono a loro piacimento.

L’altra faccia della medaglia Catania/USA è costituita dal caso di Carmelo Cocuzza: sulla vicenda dell’ex dipendente di Sigonella, “licenziato” arbitrariamente dai dirigenti USA, il sindaco Enzo Bianco non ha speso (per quanto risulta) una sola parola. Ben poca cosa i “diritti” di un lavoratore per essere affrontati in un sereno colloquio fatto di sorrisi e compiacimenti. E poi, è ampiamente riconosciuto, l’ospitalità è sacra e non deve mai essere appannata da problematiche ritenute fuor di luogo. Come ha preannunciato, Carmelo Cocuzza trascorrerà anche la notte di Natale protestando davanti a Sigonella? Non è certo un problema di Enzo Bianco, ma solo di una “scelta” di Cocuzza…

Salvo Babagallo

 

 

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